http://progettogenderqueer.wordpress.com/2...attive-ragazze/Il tema delle “Brave e delle cattive ragazze” non mi appartiene per una ragione cronologica (è un tema più che altro anni settanta, o che ha pervaso il dibattito che ha portato alla legge dell’82), e per una ragione “direzionale” (io sono in direzione ftm, e gli ftm raramente sono “cattivi”, al massimo sono a spasso, disoccupati e picareschi).
Onestamente ho una visione “agnostica” sulla prostituzione, mentre ho una visione meno agnostica sull’induzione alla prostituzione, sui clienti, sullo sfruttamento, e sui pregiudizi che costringono molte persone alla prostituzione come unica alternativa.
Anche in ambienti di laicità, ho osservato due posizioni contraddistinte a riguardo:
– quella delle femministe, diffidenti verso la possibilità che qualcuno decida di prostituirsi realmente in modo consapevole e scartando alternative più che valide, e che comunque vede nel rapporto cliente/prostituta un inevitabile binarismo a scapito della donna, oggettivata e “merce” dell’uomo soggetto. (del resto nella prostituzione, sia gay che etero, spesso il fluitore l’uomo, e raramente la donna), che dicono che la cosa è imparagonabile al mondo della prostituzione gay, dove “ci si diverte in due” (mica vero! quanti etero stranieri o tossicodipendenti si piegano alla prostituzione omosessuale solo per bisogno?).
– quella di poli anarcoidi e radicali che rivendicano il diritto all’uso del proprio corpo
Una cosa davvero triste è che purtroppo essendo il tema trans (soprattutto mtf, ma quello ftm neanche è conosciuto dai più), totalmente sovrapposto al tema prostituzione, molte persone trans, per farsi rispettare, devono prendere le distanze dalle persone che si prostituiscono, a livello “comunicativo”, commettendo in buona fede l’errore di nascondere sotto al tappeto le persone trans sex workers, come se “già ci si dovesse far perdonare di essere trans”, ma a quel punto bisogna essere per forza belli, bravi, fedeli e sposati, e soprattutto laureati.
Onestamente, più che “decidere” se è legittimo o meno che le persone si prostuiscono, ragionerei su come dare loro alternative valide (un lavoro che valorizzi la loro formazione e la loro attitudine, che le metta nella stessa o migliore condizione economiche della strada che abbandonano per esso).