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i miei animali domestici

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jo8
icon1  view post Posted on 1/1/2015, 19:22     +1   -1




La gatta ce l'ho dal dicembre del 2008, si chiama Mimetta.
Ho anche tre cani, una femmina di pastore belga, Wendy, dal pelo nero, e Tommy di piccola taglia, regalatomi da un collega.
Non poteva tenerlo perché la moglie si è scoperta allergica al pelo.
Infine Sara, una femmina pastore abruzzese tutta bianca, con le orecchie flosce ed il muso tondo. La presi cucciola da un pastore, qui del posto.
Vivo in campagna, su una collinetta sgarrupata, coperta da macchia mediterranea.
La gatta di giorno va fuori, spesso si arrampica sugli alberi, si affila le unghie e purtroppo mi porta in casa lucertole, cavallette giganti, innocui serpentelli ed anche uccellini agonizzanti, che regolarmente porto fuori, per farle capire che per me non sono doni.
D'inverno porta dentro anche topolini di campagna (molto piccoli).
Non li uccide, ci si mette a giocare, solo che in casa il topo trova facilmente nascondigli per sottrarsi alla caccia.
Ne ho trovato uno nel retro del frigo ed uno nell'armadietto sotto il lavello della cucina, in mezzo agli stracci per pulire a terra, li aveva rosicchiati quasi completamente. Immagina cosa sarebbe successo se si fosse infilato in un armadio.
Ho trovato un modo efficace per stanare i topi: l'estintore spray ad Halon, (evapora completamente, sottraendo ossigeno all'aria) non resistono alla puzza e vengono fuori; la gatta fa il resto.
Poi apro la porta e cerco con la scopa di mandar fuori il topo. Sembra che la gatta si diverta.
Con Mimetta, la gatta, ho un feeling (felino) straordinario. D'estate passa le notti fuori. I gatti sono animali notturni ma possono arrivare a dormicchiare fino a 18 ore al giorno. D'inverno, di sera, mi sta sempre dietro e quando vado a letto assiste ai miei preparativi, seguendomi in cucina o in bagno.
Quando m'infilo nelle lenzuola lei si accovaccia fuori, facendo in modo da avere una sua parte del corpo a contatto col mio. Non di rado la mattina me la ritrovo sdraiata sulla schiena.
Quando scrivo al computer ce l'ho sulle gambe e lo stesso quando sono seduto a leggere o al telefono.
Per dare un'idea del rilassamento che può raggiungere un felino, dal quale dovremmo imparare, dirò che distinguo la gatta che dorme sulle mie ginocchia da quando è solo appisolata.
Nel primo caso essa è completamente rilassata, è come un maglione di soffice lana, quasi non se ne sente il peso.
Sono certo che i mici amano i loro padroni almeno quanto i cani. Hanno solo una diversa sensibilità. La gatta che lievemente si struscia, alzando la coda, equivale al cane che fa le feste.
Vuol darsi, non sopporta di essere presa; anche le donne a volte fanno così.
Quando devo curarla per liberarla da qualche parassita, lei si lascia prendere, attende pazientemente che sfoltisca il pelo intorno la lesione e che la medichi; poi fugge via.
Quando esco, la sera la trovo che mi attende al cancello, non si fa vedere, spunta fuori all'ultimo momento.
Sara è quella che immancabilmente mi viene incontro, anche se piove. Quand'era più giovane mi saltava addosso; ora mi fa sentire il suo muso umido sul dorso della mano, solo morbidi tocchi, troppo precisi per essere casuali.
In giardino i cani mi seguono sempre; anche la gatta fa le sue comparse, a qualche metro di distanza. Si fa prendere ma subito dopo vuole andar via. Il giardino è troppo interessante per lei, è subito distratta.
Nel bosco mi seguono solo i cani, che spariscono dopo pochi minuti per poi tornare di nuovo. Mi seguono a distanza. mentre fanno le loro puntate sui rumori, inseguendo fruscii e odori; irresistibili per loro.
Ho avuto anche un criceto gigante (grande come un cucciolo di coniglio). Lo comprai a Porta Portese, nel febbraio del 2010, visse esattamente due anni (la loro vita media). Scelgo sempre delle gabbie esagerate per i miei animaletti.
Quando pulivo la gabbia si faceva prendere volentieri, amava le carezze sul pancino, se ne stava lì come in ipnosi. Lo tenevo in braccio ma puntava il musetto sotto le ascelle con l'intenzione di volercisi installare.
Era ghiotto di canna di bambù, gliene lasciavo in abbondanza, da rosicchiare. Mangiava di tutto, meno i cibi preparati proprio per i criceti, solo qualche seme particolare.
Si, era proprio un criceto, ho comprato un libro della De Vecchi Editore sull'allevamento dei criceti ed ho controllato. Perché sapete, a Porta Portese, non sai mai cosa ti rifilano. Ricordate la canzone di Claudio Baglioni? (Porta Portese).
Una sera l'ho trovato particolarmente docile, poco vivace ma molto disponibile alle carezze; non aveva fatto tre volte il giro della gabbia prima di farsi prendere.
La mattina dopo lo trovai morto.
Capii allora il significato dell'espressione "Ma che ti è morto il canarino?"
Quella mattina, strano a dirsi, ero triste.
Ho regalato la gabbia alla vicina di casa, non avrei più allevato un criceto (chissà, forse lo farò ancora).
Un sabato stavo ritornando dal mercato paesano, ero lì per salire in auto quando un venditore ambulante voleva a tutti i costi rifilarmi una cassetta di pulcini.
Ne presi quattro a un euro l'uno, li altri me li regalò: "Tanto non ce la farebbero per un altro viaggio" mi disse.
In effetti molti di loro morirono, nonostante le mie cure.
Ho portato avanti i sopravvissuti per circa due mesi.
Siccome non mi andava più di provvedere alla loro pulizia ed alimentazione e meno che mai di tirar loro il collo, li regalai ad una vicina di casa che alleva galline, in cambio mi diede decine di uova e numerose specie di piante aromatiche da trapiantare nell'orto, oltre a dei pomodori coltivati da lei e qualche frutto del suo giardino.

Dove ho trovato i miei animali.
Avevo preparato una bella cesta comoda per la gatta, appena portata in casa, ma la usa ogni tanto; le piace sistemarsi nei posti più impensati, a volte la ritrovo sui miei abiti che lascio per pigrizia sul divano.
Altre volte si sistema sull'armadio o nella cesta in vimini decorativa, sopra la madia della cucina.
Ero andato in una "agricola" (così sono chiamate nel Lazio le rivendite di mangimi ed attrezzi per l'agricoltura), a far scorta di cibo per i miei cani. C'erano dei micetti, di pochi mesi, che s'aggiravano sperduti e paurosi. Li avevo visti più d'una volta. Così una sera m'è venuta voglia di portarmene via uno.
Ho preso quello che si è lasciato avvicinare, era una femmina, ma lo seppi solo dopo. Si può dire che sia stata lei a scegliermi.
Straordinario! Mentre guidavo per tornare a casa, già si strusciava sul mio braccio, accovacciata sulle mie gambe.
Lo stesso metodo ho adottato per i cani. Fuori del supermercato era stato affisso un annuncio di donazione di cuccioli abbandonati vicino ad un cassonetto, con l'indirizzo per andarli a prendere
Era il luglio del 2007 e la signora, sui cinquant'anni, che li aveva trovati si godeva una vacanza nella sua villetta, ma a fine mese doveva riprendere il lavoro a Roma, nientemeno che alla FAO.
Aveva fretta di dare in adozione i cuccioli, m'invitò a prenderne un paio.
I cinque cuccioli avevano circa due mesi, sani (sverminati si usa dire) e ben tenuti.
Avevo letto già qualcosa sui cuccioli, la cosa migliore è farsi scegliere.
Mi accucciai a circa due metri, e pazientemente parlai, fischiai per destare la loro attenzione.
Presi i primi due che si avvicinarono (uno di loro Lulù, è morto nell’ottobre del 2013, poi vi dirò).
Nel corso della mia vita ho mantenuto a lungo il dubbio se preferire la compagnia degli animali e della natura a quella degli uomini.
Sono giunto alla conclusione che non occorre cercare le persone in modo particolare, bastano quelle che incontri ogni giorno per le necessità della vita.
Ciao, Giovanni.


Edited by jo8 - 2/1/2015, 20:41
 
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